"Ultra Spiritus Intra Corpore"

MAURIZIO L’ALTRELLA

 a cura  di BARBARA CODOGNO

dal 12.10.2021 al 14.11.2021

l'Altrella

– a cura di –

Barbara Codogno

–  artista –

Maurizio l'altrella

Maurizio L’Altrella è nato nel 1972 a Milano, dove vive e lavora. Ha iniziato la sua esperienza pittorica nel 2010. Le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni private, l’autore oggi collabora con gallerie in Italia e all’estero. Le sue influenze e la sua ispirazione passano principalmente attraverso l’osservazione dei grandi maestri del ‘500 e del ’600 fiammingo, italiano, spagnolo e di quelli del XIX e XX secolo tra cui Eduard Manet, Caspar David Friedrich, William Turner, Francis Bacon, Lucian Freud, Gerhard Richter. Il suo sguardo viene coinvolto in maniera importante anche da maestri contemporanei che si esprimono con tipi di media diversi dalla pittura, come Bill Viola o Peter Greenaway.

Ultra spiritus intra corpore” è la personale dell’artista Maurizio L’Altrella a cura di Barbara Codogno, organizzata negli spazi della “Fondazione Uomo / Fondazione d’Inverno” nel cuore di Milano, in via Vicenzo Foppa 46, e dalla Galleria di Piacenza “NuovoSpazio ArteContemporanea”. La mostra inaugura il 12 ottobre a partire dalle 18.00 con ingresso libero, nel rispetto delle normative sanitarie vigenti. In esposizione una serie di nuovissimi lavori firmati da Maurizio L’Altrella, tutti inediti. Una grande sfida per l’artista – anche e soprattutto fisica – impegnato in un corpo a corpo, con una pittura estrema e irriducibile. Sono tutte opere mirabili, sulle quali vale la pena soffermarsi per ore. L’impatto dei lavori, visti dal vero, supera infatti largamente qualsiasi aspettativa. E colloca definitivamente l’artista nell’Olimpo della figurazione italiana. “Dopo la bella mostra che la nostra Fondazione ha dedicato a Ivan De Menis, ci apprestiamo ora ad accogliere nei nostri spazi espositivi la personale dell’artista milanese Maurizio L’Altrella, un nome già affermato nel panorama della nuova figurazione italiana. Basti pensare che nella mostra berlinese di caratura internazionale “Preparing for darkness” firmata da Uwe Goldenstein e dedicata alla figurazione contemporanea, solo due artisti italiani compaiono nella ricognizione di questo rinomato curatore. Uno di questi è Maurizio L’Altrella” spiega Maurizio Mancini della “Fondazione Uomo / Fondazione d’Inverno”. Mentre i galleristi piacentini Loretta Molinari e Armando Tagliaferri dichiarano: “Con Maurizio L’Altrella è venuto naturale approfondire il nostro incontro professionale. Perché la frequentazione ci ha permesso di entrare nel suo mondo, di avvicinare la sua complessità. I suoi lavori sono di rara bellezza e i nostri utenti ne apprezzano la fattura, ma anche la grande forza dei contenuti”. Proprio sui contenuti verte il saggio critico in catalogo firmato dalla curatrice, Barbara Codogno. La scrittrice già nel 2019 aveva seguito L’Altrella nell’esposizione “Carmina” organizzata nella Galleria piacentina. Mentre, a fine ottobre 2021, curerà ancora l’artista inserito in un’ampia collettiva padovana “A riveder le stelle” ai Civici Musei Eremitani: un omaggio a Dante nel 700º dalla sua morte, e a Giotto, dopo la recente nomina a patrimonio Unesco del ciclo degli affreschi trecenteschi della città patavina, in cui Giotto trionfa nella Cappella degli Scrovegni. “Ultra spiritus intra corpore. La pittura non è lingua morta” è anche una dichiarazione d’intenti fin dal suo sottotitolo. Con “La pittura non è lingua morta”, l’autore prende una posizione forte ed evidente circa l’attualità della pittura e soprattutto della figurazione, modalità per lungo tempo quasi scomparse dal panorama più “spettacolare” dell’arte contemporanea e dal suo mercato, che tuttavia continuano a costituire un nostro patrimonio identitario. Per Codogno, Maurizio L’Altrella è infatti un pittore radicale. Non soltanto per la particolarità del suo procedere pittorico, piuttosto: per il suo essere in simbiosi con la pittura stessa – con la sua “idea” di pittura. Nella pittura di Maurizio L’Altrella, scrive Codogno, troviamo traccia profonda di una verità, persa nei secoli: “ Ecco perché l’artista attinge a piene mani da una certa iconografia tradizionale. Perché quelle immagini, liquidate talvolta come retoriche, o snobbate come “passatiste” per pregiudizio ideologico, sono invece eterne nel senso più luminoso del termine: attingono alla verità primigenia del sacro, a quella dimensione catartica e tellurica nella quale v’è continuamente mescolanza di opposti. Là dove, in una lingua che non è mai morta, l’uomo ritrova sé stesso, immutato nell’animo, nella sua essenza primigenia, che lo abita fin dall’origine del mondo”.

foto dell'evento

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